martedì 3 settembre 2013

Oggi la nuova droga è l’azzardo



Gli adolescenti affetti da gioco patologico hanno un uso contemporaneo di sostanze stupefacenti pari al 41,7% rispetto ai loro coetanei. Lo certifica la relaziona parlamentare del Dipartimento Nazionale Lotta alla Droga
«I dati in nostro possesso, provenienti da molteplici fonti indipendenti tra loro, mostrano per le sostanze stupefacenti un trend in contrazione, ma con degli spunti di variazione che riguardano soprattutto le fasce giovanili per droghe quali la cannabis. Tali variazioni devono farci riflettere sulla necessità di adottare nuove forme di prevenzione più precoce e più selettiva per ogni dipendenza, incluso il gioco d’azzardo patologico. La priorità ancora una volta è prevenire precocemente il consumo soprattutto negli adolescenti sviluppando consapevolezza e modelli educativi verso stili di vita sani. A questo proposito preoccupa il calo degli investimenti eseguiti dalle Regioni registrato nel settore dei progetti di prevenzione». Così Giovanni Serpelloni capo del DPA ha commentato i dati presentati nella Relazione Annulae al Parlamento sulle droghe (in allegato la sintesi della relazione).
Gioco d’azzardo patologico e droga
Nel leggere la relazione il dato più allarmante l’azzardo. Si legge nella relazione al capitolo “Gioco d’azzardo e azzardo problematico e patologico” (in allegato), «quanto ai dati sugli adolescenti, per quanto riguarda il gambling si stima, infatti, che nell’anno 2013 (dati ancora più aggiornati) circa 1.250.000 (Studio SPS- DPA 2013) studenti delle scuole superiori di secondo grado abbiano partecipato ad almeno un gioco d’azzardo, con frequenza rilevata di un episodio almeno una volta negli ultimi 12 mesi».
Inoltre, negli studenti tra i 15-19 anni con gioco d’azzardo problematico o patologico, su un grande campione statisticamente rappresentativo di ben 34.483 mila soggetti, si evidenzia che maggiore è lo stadio del gioco d’azzardo, maggiore è il consumo di droghe.
Gli adolescenti con comportamenti di gioco patologico hanno un uso contemporaneo di sostanze stupefacenti pari al 41,7% rispetto ai loro coetanei che non giocano, che presentano invece una prevalenza di uso di sostanze molto più bassa e statisticamente significativa pari a 17,5%. Mentre per gli adolescenti che giocano saltuariamente (gioco sociale) la prevalenza di consumo di droga si attesta al 24.4%. Diversamente per gli adolescenti considerati giocatori un problema la prevalenza del consumo di sostanze è pari al 34,1%. In altre parole, più il comportamento di gioco si fa problematico o addirittura patologico e più cresce anche l’uso di droghe. Tra i giochi più diffusi tra gli adolescenti: Lotterie istantanee, Gratta e Vinci, Win for life, si attestano tra quelli giocati annualmente con una percentuale del 26,4%; seguono Lotto e Superenalotto con il 13.7%.
Il capitolo paragrafo “Gioco d’Azzardo e Policonsumo” sottolinea che «esiste una interessante e preoccupante associazione tra la frequenza della pratica del gioco d’azzardo e il consumo di sostanze, che mostra una correlazione lineare tra le due, sia nella popolazione giovanile (15-19) sia in quella generale (15-64). Il 35,2% degli studenti che gioca ogni giorno o quasi, fa anche uso di sostanze stupefacenti».
Uno schema riassume la situazione italiana

Anche Don Mimmo Battaglia di Fict ha sottolineato il problema spiegando che «è necessario rivedere gli investimenti con strategie di trattamento innovative per poter sostenere un settore che sta morendo e affrontare, a nostro avviso, questioni preoccupanti ed emergenti come il gioco d’azzardo. La dipendenza patologica da gambling connesso all’uso di sostanze stupefacenti è un “dato allarmante” come enuncia la relazione del DPA. Sono anni che noi lo diciamo e oggi non è più un allarme ma un dato di fatto pesante. I dati ci spingono a riflettere sulla necessità di adottare politiche di prevenzione e di cura adatte a contrastare questo fenomeno dilagante con investimenti mirati».
I dati generali
I dati evidenziano che il 95,04 % della popolazione, tra i 15 e i 64 anni, non ha assunto alcuna sostanza stupefacente negli ultimi 12 mesi. Il confronto del trend dei consumi di stupefacenti negli ultimi 11 anni evidenzia un’iniziale e progressiva contrazione della prevalenza dei consumatori di cannabis caratterizzata da una certa variabilità fino al 2008, da una sostanziale stabilità nel biennio successivo 2010-2012, e una tendenza all’aumento nell’ultimo anno.
La cocaina, dopo un tendenziale aumento che caratterizza il primo periodo sino al 2007, segna una costante e continua contrazione della prevalenza di consumatori sino al 2012, stabilizzandosi nel 2013. Per l’eroina si osserva un costante e continuo calo del consumo sin dal 2004, anno in cui si è osservata la prevalenza di consumo più elevata nel periodo di riferimento, pur rimanendo a livelli inferiori al 2% degli studenti intervistati. Negli ultimi anni il fenomeno si è stabilizzato.
L’indagine 2013 sui soggetti tra i quindici e i diciannove anni ha invece sottolineato un lieve aumento di consumatori di cannabis che hanno dichiarato di aver usato la droga almeno una volta negli ultimi dodici mesi. I consumatori di sostanze stimolanti, invece, seguono l’andamento della cocaina fino al 2011, ma negli ultimi due anni si osserva una lieve tendenza alla ripresa dei consumi soprattutto nel nord. Per quanto riguarda la prevalenza del consumo di allucinogeni, si osserva un trend in leggero aumento fino al 2008, seguito da una situazione di stabilità nel biennio successivo, con una contrazione dal 2010 al 2012; nell’ultimo anno,  anche se la popolazione che li utilizza è per fortuna ancora poco consistente, si osserva però una lieve tendenza all’aumento del fenomeno.
Inoltre, focalizzando l’attenzione sui giovani, l’indagine 2013 sulla popolazione studentesca (su un campione di 34.385 soggetti di età compresa tra i 15-19 anni) l’indagine ha rilevato le seguenti percentuali di consumatori (una o più volte negli ultimi 12 mesi): cannabis 21.43%, (19,4% nel 2012), cocaina 2,01% (1,86% nel 2012), eroina 0,33% (0,32% nel 2012), stimolanti metamfetamine e/o ecstasy 1,33% (1,12% nel 2012) e allucinogeni 2,08% (1,72% nel 2012).  L’analisi, quindi, indica in particolare un incremento di 2,29 punti percentuale del consumo di cannabis rispetto al 2012.
Le reazioni
«Non ci ritroviamo nella fotografia che il Dipartimento politiche antidroga ha diffuso oggi presentando la Relazione annuale sull’uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze», così ha commentato la relazione Riccardo De Facci, responsabile Dipendenze del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA).
«Il Dipartimento», ha precisato De Facci, «continua a mandare messaggi tranquillizzanti per tutte le sostanze, a eccezione della cannabis, che viene indicata ancora una volta come la vera emergenza da affrontare. Un approccio fortemente ideologico e coerente con l’impostazione della legge Fini-Giovanardi, duramente e inutilmente repressiva. A tal proposito lascia stupefatti, sia dal punto di vista scientifico sia da quello dell’esperienza di chi lavora sul campo, la stima di quasi 150mila persone tossicodipendenti per cannabis. È, poi, opportuno precisare che il 5% degli italiani che hanno dichiarato di aver consumato droghe nel 2012 ammonta a circa 3 milioni di persone, un dato che detto così fa un altro effetto. E ovviamente non tutti quelli che consumano sostanze lo dichiarano. La Relazione, inoltre, nulla dice del forte aggravamento delle situazioni che riguardano le persone tossicodipendenti più marginali, per i quali non ci sono quasi più risorse».
«Le conclusioni di questa Relazione», ha concluso De Facci, «nascono dall’approccio su cui è fondata la legge Fini-Giovanardi, che non aiuta a comprendere i fenomeni e a costruire risposte efficaci di contrasto e di aiuto. Chiediamo, perciò, al presidente Letta – a cui è affidata la delega sulle droghe – un cambiamento radicale di rotta che porti a un rafforzamento del sistema di cura, accoglienza e prevenzione invece che a riempire le carceri e affollare le prefetture».
Anche Don Mimmo Battaglia presidente di Fict – Federazione Italiana Comunità Terapeutiche si dice preoccupato di fronte alla relazione. «I dati registrano una riduzione del numero di utenti tossicodipendenti in cura presso i servizi rispetto al passato. 440 mila persone avrebbero bisogno di assistenza (277.748 utenti non risultano essere in cura presso i servizi). La diminuzione degli utenti in trattamento può dipendere dallo stato di crisi che stanno subendo i servizi pubblico e privato?», si chiede il sacerdote. «Oltre ai numeri della Relazione del DPA, ci interessa segnalare che, nella nostra quotidianità, molte persone hanno smesso di chiedere aiuto ai servizi per la carenza di risorse economiche dedicate ai servizi di recupero: liste di attesa ai Sert, difficoltà di ricoveri ospedalieri per la disintossicazione, difficoltà di uscire dal carcere per accedere ai servizi di recupero. Tutti aspetti che aumentano il divario tra i bisogni di trattamento e le risposte date dal sistema integrato dei servizi», aggiunge. «La questione che ci preoccupa maggiormente», conclude Don Battaglia, «è legata ad un progressivo smantellamento dello stato sociale con continui tagli che ha portato ad un impoverimento del sistema delle dipendenze. Si sta verificando nei servizi una diversificazione di risposte nel trattamento tra le comunità del nord e del sud: “nel Nord si resiste con fatica, nel Sud si chiudono i servizi».