giovedì 23 dicembre 2010

Buon natale a tutti

Cari amici la cooperativa Accoglienza e Lavoro Vi augura un felice Natale e un sereno 2011

lunedì 20 dicembre 2010

conferenza su informatica umanistica

Si svolta la conferenza sull’ informatica umanistica dal titolo “per una rivoluzione tecnologica umanistica” presso la sala G. Parini, a Bosisio Parini.
Alla presenza d un pubblico molto ristretto introdotti dai saluti del sindaco Borgonovo si sono confrontati 5 docenti dell’Università degli Studi di Milano su temi relativi alle connessioni tra informatica e pensiero filosofico.
Sono emersi spunti di grande interesse e importanza che hanno evidenziato, da un lato come l’utilizzo delle computer ha rivoluzionato l’approccio agli studi umanistici (basti pensare agli ipertesti e alla possibilità di accesso a dati in tempo reale), dall’altro come alla base dei criteri di scelta della creazione di software vi siano scelte – per così dire – filosofiche e non tecnologiche.
Particolarmente apprezzate sono state la chiarezza dei relatori. Si vuole inoltre segnalare la loro disponibilità e la loro semplicità , al di fuori dell’ambio della conferenza, che ci ha permesso di vivere alcune momenti di convivialità.
Con il professor Parodi, ci si è dato appuntamento per il 2011, quando la cooperativa organizzerà un evento culturale – in collaborazione con lo Sportello per il turismo sociale e benessere della persona “Civico 132” – un momento di approfondimento sul pensiero filosofico di Sant’Agostino, presso il comune di Cassago Brianza, dove il retore di Ipona ha vissuto un periodo della propria vita.

a breve l'aggiornamento con le foto della serata

venerdì 3 dicembre 2010

SARA' NATALE SE....

Cara/o amica/o,
in prossimità del festività di Natale vorremmo chiederTi di ricordare la nostra Cooperativa sociale ONLUS, nella tua lista dei doni.
Dopo anni di grandi difficoltà economiche che hanno messo a rischio la sopravvivenza stessa della Cooperativa, siamo riusciti ad ottenere una relativa stabilità.
Questa tranquillità ci ha permesso di intraprendere nuove sfide nuovi progetti, di esplorare nuovi sentieri. Sempre con la stessa idea: quella di aiutare persone in difficoltà, quella di dare un contributo fattivo a rendere un po’ migliore la società nella quale tutti viviamo.
La sfida per l'anno 2010 è stato l'investimento dei pannelli fotovoltaici (che abbiamo acceso lo scorso 11 Novembre), come segno tangibile del prendersi cura dell’ambiente, non sono a parole ma con gesti di responsabilità sociale.
Il 2010 è stato anche l’anno di espansione dei progetti della cooperativa: dell’apertura di uno sportello di sostegno alla genitorialità, della programmazione e della presenza sul territorio negli ambiti scolastici, della formazione e di prevenzione al disagio social. E’ stato l’anno della collaborazione vera con il comune di Molteno che ci ha permesso di contribuire – in partnership con una cooperativa di inserimento lavorativo - nella gestione del verde del nostro territorio.
Sempre nel 2010 abbiamo avviato – seppure con fatica e tra mille ostacoli burocratici dell’avventura del turismo sociale.
Trovi un resoconto di tutto questo (e molto altro ancora) nel nostro nuovo blog: http://calmolteno.blogspot.com/, che aggiorniamo con frequenza e che Ti invitiamo a consultare.
Abbiamo in mente tante altre idee da sviluppare sapendo di essere la risposta assoluta, ma che anche la nostra “piccola luce” può essere “un grande conforto per naviganti e naufraghi sperduti” (F. Nietsche); per questo Ti chiediamo un contributo fattivo per poter continuare a crescere e a sviluppare attività - che vorremmo diventassero anche Tue.
Ti ricordiamo che qualsiasi donazione da parte di aziende o di privati sono deducibile dal reddito complessivo del soggetto erogatore (nel limite del 10% del reddito complessivo dichiarato, e comunque nella misura massima di 70.000 euro annui" – cfr. Legge. 80/2005, art. 14 del decreto 35/2005)
Se vuoi fare una donazione alla cooperativa, puoi effettuare un bonifico bancario intestato a:

BANCA PROSSIMA GRUPPO INTESA SAN PAOLO
IBAN: IT85E0335901600100000008818


Inoltre Ti ricordiamo che è possibile sostenere le iniziative indicando nella quota del mille:

ACCOGLIENZA E LAVORO,SOC. COOP. SOCIALE ONLUS
C.F: 08303260155 VIA ALDO MORO 92, MOLTENO, LC


Infine nel 2011 vorremmo dare avvio ad una commissione di fund-raising (reperimento risorse) e quindi siamo alla ricerca di imprenditori, bancari, pubblicitari, esperiti in comunicazione marketing che ci possano aiutare in questa nuova avventura. Se Ti interessa aiutarci dedicandoci il Tuo tempo e le Tue competenze su questa ambito, Ti saremmo enormemente grati.

Cogliamo l’occasione per rivolgerTi i nostri più sinceri auguri di Natale e anche l’occasione per ringraziarTi per la disponibilità e il tempo che ci hai dedicato, e ci dedicherai in futuro. Ci auguriamo di averti ancora al nostro fianco, passo dopo passo verso il sentiero che ci porterà a “salire a le stelle” (Dante Alighieri)

lunedì 29 novembre 2010

appuntamento al 14 dicembre a bosisio

Il 14 dicembre p.v. - presso il Centro Studi G. Parini, via Appiani 10, Bosisio Parini - alle ore 18.00 la nostra cooperativa organizza un importante momento di riflessione e confronto sulle connessioni tra infromatica e umanistica.
La conferenza dal titolo "Per una rivoluzione tecnologica umanistica" sarà tenuta da un gruppo di docenti dell'università degli studi di Milano che fanno riferimento alla rivista Led - informatica umanistica.
Di seguito pubblichiamo i nomi dei relatori della serata:
MASSIMO PARODI, Direttore di “Informatica Umanistica”, Dipartimento di Filosofia, Università degli Studi di Milano
ALFIO FERRARA, Dipartimento di Informatica e comunicazione, Università degli Studi di Milano
STEFANO MONTANELLI, Dipartimento di Informatica e comunicazione, Università degli Studi di Milano
CHIARA SELOGNA, Dipartimento di Filosofia, Università degli Studi di Milano

Vista l'importanza dei relatori siste tutti invitati a partecipare

giovedì 11 novembre 2010

SIAMO ELETTRIZZATI!!!!!!!!!!!!!!

11 NOVEMBRE 2010.
ATTIVATI E MESSI IN RETE I PANNELLI FOTOVOLTAICI.
DA OGGI PRODUCIAMO E CONSUMIAMO ENERGIA PULITA.
UN PICCOLO PASSO PER MIGLIORARE L'AMBIENTE.
UN GRANDE PASSO PER LA NOSTRA PICCOLA COOPERATIVA.
FINALMENTE ACCENDIAMO IL NOSTRO SOLE.
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martedì 2 novembre 2010

IL VENTO CI PORTERA'...


Mi chiamo Andrea Parmagnani e sono un socio della cooperativa di cui state visitando il blog; lavoro come educatore e, se siete in questo blog, sapete già che ci occupiamo di accoglienza, riabilitazione psico-ergo-terapeutica e reinserimento socio-lavorativo di soggetti tossico-alcool dipendenti maschi maggiorenni.

Da un po’ di anni abbiamo sentito l’esigenza di riflettere sui “luoghi dell’educare” per crearne di nuovi; luoghi dove la dimensione della relazione si potesse esprimere attraverso i desideri e le passioni degli educatori.

Nascono così i laboratori di arte, teatro e Reiki gestiti dagli educatori della cooperativa che negli anni hanno acquisito competenze e professionalità in quei campi.

L’ultimo nato è il laboratorio di navigazione a vela che nasce dal mio desiderio di offrire l’opportunità di un incontro con qualcosa di speciale rispetto all’esperienza della relazione con l’altro a persone che hanno a bilancio della loro vita una serie di appuntamenti mancati.

Abbiamo da un po’ la disponibilità di una barca e di un attracco a Valmadrera, il che ci ha finalmente consentito di progettare dei corsi di introduzione alla navigazione a vela strutturati in brevi cicli di circa due mesi ciascuno con piccoli gruppi di 4 persone.

Vi domanderete a cosa serve. Credo che ci siano molte possibili risposte. Navigare a vela è una questione di tecniche e conoscenze da imparare, ma non solo.
Salendo su una barca ci si accorge quasi subito che è anche una questione di percezione e sensibilità.
Si potrebbe dire che andare in barca a vela abitua a sopportare meglio l’idea della nostra transitorietà, della nostra precarietà di esseri umani.
Ci si muove all’interno di due fluidi (l’acqua e l’aria) sospinti dalla sola forza del vento. Le forze in gioco sono in continuo movimento e l’equipaggio è alla continua ricerca di un equilibrio per mantenere l’assetto della barca, la rotta, la salvaguardia delle attrezzature e delle persone, con lo scopo di andare dove si è deciso di andare.
Sono in molti a dire che la vela è in qualche modo una scuola di vita, cioè molto più che un passatempo; a mio parere è uno dei rari casi in cui questa affermazione non corre il rischio di diventare un luogo comune.
Si impara a dare il proprio contributo alla conduzione e non a essere passivamente condotti; ovvero si partecipa da protagonisti ad ogni momento decisionale, ciascuno nel proprio ruolo.
Si impara ad autogestirsi per suddividere equamente i lavori a bordo (il buon risultato è direttamente proporzionale all’impegno profuso).
Si impara ad ascoltare e osservare per saper prevedere le azioni da compiere in un ambiente in continua trasformazione.
Si impara l’importanza della conoscenza e della competenza tecnica che unite all’esperienza portano ai migliori risultati.
Si impara a credere nel gruppo e a relazionarsi con gli altri poiché mai come navigando a vela, l’espressione “siamo tutti sulla stessa barca” corrisponde al vero.
Tutto ciò lo si apprende mentre ci si diverte senza soluzione di continuità tra le due cose.
Si è letteralmente immersi nella natura e in rapporto diretto con gli elementi che dobbiamo imparare a conoscere e rispettare.
Per chiudere questo post dirò che l’ultimo venerdì di ottobre c’è stata la prima uscita del primo ciclo con la nostra barca e tre dei nostri ospiti (ne approfitto per ringraziare Emilio, armatore e skipper senza il quale questo progetto non potrebbe esistere); le tre ore passate in navigazione nel primo bacino del Lario nel ramo di Lecco ha riempito tutti i partecipanti di soddisfazione e voglia di proseguire; non poteva esserci migliore conferma di quanto ho provato a esporre sopra.
Mi auguro che queste righe abbiano stimolato la curiosità e il desiderio dei profani e l’interesse di quanti fanno già parte di questo mondo dai quali volentieri accetteremo critiche e suggerimenti.
In tal senso dirò che siamo già in contatto con gli amici dell’associazione Annje Bonnje (circolo velico di Como), da tempo sensibile ai temi del disagio sociale e che ha tra i suoi principi guida quello di provare “…a spezzare qualcuna delle catene che costringono in condizioni di marginalità alcuni giovani.”

Con loro siamo già riusciti ad organizzare una giornata di navigazione sul lago di Como con quattro equipaggi che ha generato come prevedibile molto entusiasmo. Quello che non vogliamo che succeda è che questa cosa rimanga a carattere episodico e di semplice intrattenimento.

È nata l’idea di progettare un intervento a più lungo termine che prevede come tappa conclusiva la partecipazione alla regata di una delle prossime edizioni della Handy cup (nel 2010 già alla nona edizione) all’interno del progetto di respiro europeo che ha i suoi principi nel Manifesto Europeo della Vela Solidale. Il progetto pone l’attenzione sui bisogni dei più deboli e degli ultimi, per un miglioramento della qualità della vita di tutti.

Le note dolenti come al solito sono quelle economiche, ma dopo che finalmente è stato compiuto il primo passo abbiamo la speranza di riuscire a raggiungere inostri obiettivi.

Vi terrò aggiornati e auguro a tutti Buon Vento!

Andrea

venerdì 22 ottobre 2010

conferenza di bosisio

Si è svolto l'incontro su famiglia e genitorialità, dal titolo "Dove vanno i genitori oggi?" organizzato dalla nostra cooperativa e a cui hanno partecipato rappresentanti istutuzionali dei comuni, dellASL e della Regione Lombardia.

I sindaci Borgonovo e Proserpio hanno lanciato l'idea di estendere il progetto dello sportello "volta la carta" a livello sovra-comunale.

Il direttore sociale dell'ASL Giampietro Martinelli ha sottolineato l'importanza di esperienze che mettano al centro la famigia sempre più bisognasa di interventi di sostegno sociali e terapeutici.

L'Assessore Boscagli ha messo in evidenza l'attenzione che la Regione Lombardia mette verso il tema della famiglia che in questi ultimi anni si è sempre trovata maggiormente sola e smarrita nell'affrontare le nuove emergenze sociali.

Proprio il tema dello smarrimento è stato ogetto dell'introduzione alla sera di Christain Broch, presidente del'Accoglienza e Lavoro.

Daniele Giovagnoli, psicologo, ha spiegato le finalità, gli strumenti e i dati di questi primi mesi dello sportello "Volta la carta", mostrandone il carattere innovativo e la sua efficacia.

Particolarmente interessante ed intensa la relazione di Angelo Villa,Psicoanalista e Direttore Scientifico dell'Accoglienza e Lavoro, che ha messo in tensione e in realazione il rapporto genitore e figlio, mostrandone con lucidità le implicazioni e le responsabilità soggettive che intercorrono in questo rapporto.

martedì 19 ottobre 2010

lunedì 20 settembre 2010

SPETTACOLO TEATRALE

Spettacolo teatrale della Compagnia Stabile ASSAI

La Compagnia Stabile Assai della Casa di Reclusione Rebibbia di Roma è il più antico gruppo teatrale operante all'interno del contesto penitenziario italiano.
Per la prima volta a Lecco, la compagnia presenterà il proprio spettacolo "Nascett'n miezz'o mare" di Antonio Turco con la regia di Caterina Venturini presso il Teatro Cenacolo Francescano sabato 25 settembre alle ore 20.45.
Per informazioni contattare lo 0341/938874

venerdì 17 settembre 2010

CONFERENZA SULLA FAMIGLIA

Il 21 ottobre p.v. alle ore 21.00, presso il Centro Studi G. Parini, di Bosisio Parini, la cooperativa organizza una conferenza su "Dove vanno i genitori oggi? Cambiamenti, criticità e risorse dela famiglia contemporanea".
Alla conferenza pareciperano tre relatori della cooperativa: Daniele Giovagnoli (psicologo sportello "Volta la carta"), Christian Broch (Presidente), Angelo Villa (Supervisore e Direttore scientifico).
Per la serata è stato richiesto il patrocinio alla Regione Lombardia, alla Provincia, all'ASL di Lecco, ai Comuni di Bosisio e Molteno.
All'evento parteciperà inoltre l'Assessore Regionale Giulio Boscagli.
A breve verrà pubblicata sul blog la locandina dell'evento.

venerdì 27 agosto 2010

Riflessioni attorno alla figura dell'educatore nelle comunità terapeutiche

di Christian Broch


Quello che cercherò di mettere in evidenza in queste pagine è il ruolo dell’educatore all’interno di un tipo di istituzione piuttosto particolare, la comunità terapeutica per persone tossicomani.
La figura dell’educatore all’interno della comunità ha subito una serie di modifiche sia a causa dei profondi cambiamenti dell’utenza che afferisce ai servizi, ma anche per i cambiamenti normativi e infine, per le mutazioni all’interno dei paradigmi metodologici che governano gli enti che si occupano di contrastare, prevenire e curare i fenomeni abuso da sostanze.
Per cercare di comprendere tutto questo percorso cercherò innanzi tutto di isolare le varie modifiche di paradigmi teorici a partire da quando le comunità iniziano ad aprire le loro porte.
In Italia la droga inizia a diventare un fenomeno sociale, un problema, verso la fine degli anni ’60, tanto che la prima legge che cerca di darne un inquadramento è del 1975.
Le comunità nascono anch’esse in quegli anni come risposte spontanee, a volte improvvisate al fenomeno della diffusione straordinaria dell’eroina all’interno della popolazione giovanile.
Penso sia importante sottolineare i termini “eroina” e “giovani consumatori” poiché questo è un tratto caratteristico del fenomeno in quegli anni. Tratto che si è modificato profondamente e che ci fa dire che oggi la droga non è più un fenomeno “giovanile” ma che coinvolge una target di persone molto più vasto.
Allo stesso modo il mercato della droga si è complicato fornendo ai possibili consumatori una gamma di sostanze di abuso molto varie.
Nella seconda metà degli anni ’70 le comunità si strutturano come luoghi nei quali accogliere persone che presentano caratteristiche peculiari abbastanza omogenee e comuni: chi entrava in comunità era solitamente un giovane uomo, consumatore di eroina per via endovenosa.
A questo fenomeno massiccio le comunità provano a dare una risposta anticipando, de facto, le risposte delle istituzioni pubbliche. Basti ricordare infatti che l’istituzione dei Ser.T. è frutto del famoso DPR 309/90.
Le risposte in quegli anni erano singolari, genuine, poco o per nulla tecniche, assai distanti da quelle “normate”, operate e declinate dalle attuali comunità terapeutiche accreditate.
All’interno di questo panorama variegato – come spesso ricorda giustamente Villa “le tossicodipendenze hanno sempre rappresentato il far west della clinica”, dove la preghiera, la gita in barca a vela, lo zappare gli orti, le psicoterapie avevamo lo stesso valore “curativa”.
All’interno di questa confusione metodologica e si sapere si possono tuttavia estrarre dei tratti comuni che hanno caratterizzato molte strutture nel corso di questi ann.
Bisogna innanzitutto tenere presente che le comunità terapeutiche in Italia hanno cercato di mettere insieme tre paradigmi, tre modelli: a) quello che si riferisce alla grande tradizione monastica, al chiostro. La comunità ha cioè il compito di mettere ordine (attraverso il lavoro, gli orari le regole) laddove la tossicomania ha portato disordine; b) la medicalizzazione del monastero, e cioè gli hôpital francesi fondati da Philippe Pinel… la comunità cioè come luogo chiuso, come isola, come cittadella, come officina in cui si riparano i guasti prima di tornare alla realtà; c) lo psicologismo in tutte le sue forme.
Su questo sfondo teorico la figura dell’educatore cerca una propria collocazione, si continua instancabilmente a modificare, a mutare, con fatica.
All’interno di questa cornice, per così dire, epistemologica si sono susseguiti alcuni paradigmi teorici che si sono stratificati l’uno sull’altro, complicando – e forse migliorando – la capacità di dare risposte degli educatori.



Il primo riferimento teorico:
“La comunità comune”


Il modello terapeutico iniziale della comunità ruotava intorno a tre premesse:
a) la comunità come luogo dove sia possibile ri-costruire la propria identità ed un proprio mondo relazionale
b) la strutturazione di un percorso di cambiamento per fasi standardizzato orientato ad accompagnare le persone in un graduale processo di crescita ed emancipazione dalla sostanza.
c) la proposta di un Luogo significativo, in grado di contenere gli agiti della dipendenza e di accompagnare - attraverso la relazione - verso un cambiamento complesso in cui si integrassero dimensioni differenti (identità, dipendenza/autonomia, rete, stile di vita, integrazione sociale ecc).
• Questo primo modello per fasi definiva “il percorso di comunità” e richiedeva agli ospiti di collocarsi all’interno di una strada “uguale per tutti”
In questo modello l’educatore aveva funzione di accompagnare l’utente, di essere il garante della tenuta del percorso, del rispetto delle regole del gioco, dei tempi e delle fasi prestabilite. La figura dell’educatore era estremamente ben definita ma anche tutelata dal programma della comunità; non si poteva concedere variazioni sul tema.
Questo modello caratterizza la figura dell’educatore molti anni. Per molto tempo cioè gli educatori lavorano all’interno di questo paradigma che è – per così dire a tutti i tipi di comunità.
E’ cioè un modello che accomuna le varie comunità: religiose, laiche, di stampo pedagogico, di orientamenti psicologici vari.
All’interno di questo modello l’educatore acquista , se non una professionalità, almeno una propria identità ben definita.
L’educatore si sente forte, protetto dal contesto, dal progetto terapeutico che fa da garante per lui, lo tutela. All’educatore non è chiesto di pensare all’individuo se non come variabile secondaria. Qui si chiede di fare rispettare il programma della struttura che rappresenta un elemento di di per sé terapeutico.

Il problema è che ad un certo punto questo modello inizia a scricchiolare…
Dal 1999 in poi iniziano ad entrare in comunità persone che avevano già svolto comunità, 1, 2 5, 7 volte.. l’età di conseguenza aumenta… e l’efficacia diventa sempre meno visibile.

Il secondo modello teorico:
“standard non standard”

L’incontro con persone che arrivavano in comunità che hanno già svolto ripetuti percorsi di comunità (anche con misure alternative al carcere), ci ha portato a confrontarci con questioni nuove relative alle motivazioni al cambiamento in situazioni di vincoli giudiziari, od al senso drammatico di sfiducia e fallimento in relazione a precedenti percorsi vissuti come non risolutivi
Abbiamo capito allora che la strada poteva essere uguale per tutti solo in parte, che alcuni avevano alle spalle lunghi e faticosi pezzi di strada già percorsi. Dovevamo imparare ad ascoltare le differenze nelle storie, nei percorsi, nelle possibilità e nelle difficoltà che sono parte integrante delle persone di cui ci occupiamo
Il modello per fasi è stato quindi integrato da una logica terapeutica centrata sulla individualizzazione dei percorsi e degli strumenti, a partire da un recupero della storia personale e terapeutica, con gli obiettivi di:
• effettuare un bilancio di competenze/difficoltà
• recuperare gli aspetti positivi della precedente storia terapeutica andando oltre le categorie della riuscita o del fallimento
• permettere la definizione di un progetto individualizzato
In questo modello l’educatore cambia di molta la propria posizione. Non è più il garante del progetto della comunità, diviene il garante del progetto educativo del singolo ospite della struttura. Per evitare che vari troppo sul tema, che ponga se stesso come motore dei processi ci cura e di cambiamento viene ingessato dal lavoro di équipe.
Il “cuore pulsante” si sposta in realtà non dal programma al singolo ospite, ma dal programma all’équipe. Equipe che valida i progetti che pensa su tutto che cerca di programmare ogni progetto, che di fatto ritaglia la figura dell’educatore ad una parte di un tutto più complesso, più articolato, ma anche indefinito.
L’educatore perde la propria responsabilità a favore del totem della multidiscipilinarità.

Questi 2 modelli comunque avevano una tenuta e una propria funzionalità su un tipo particolare di utenza, su quell’utenza che in qualche modo rispondeva a quelle caratteristiche che abbiamo messo in evidenza ma sulla quale possiamo fare un ulteriore passo per meglio comprendere.
La sostanza stupefacente per questo tipo di persone è in quella che Freud chiamerebbe “formazione di compromesso”. La droga cioè viene utilizzata dal soggetto per rendere la realtà più dolce. La realtà è lì, di fronte al soggetto il soggetto la coglie ma attraverso alla droga riesce a starci meglio. A leggerela e a viverla a modo suo. I questo caso la persona inizia ad utilizzare la droga per contenere l’ansia, l’angoscia di fronte alla realtà. E’ il caso dell’adolescente che inizia ad usare stupefacenti per sostenere il confronto con l’altro femminile, con l’altro sesso. La droga in questo caso è anche la medicina per le tensioni familiari. Spesso ci è accaduto che le persone da noi in comunità utilizzavano le droghe per sostenere la propria identità, la propria singolarità in famiglia. La droga copre le lacerazioni psichiche prodotte da dinamiche famigliari.
In questo caso il lavoro che si compie è quello di sciogliere il conflitto alla base, di modo da fare cadere l’utilizzo della droga. La droga è la stampella che permette di camminare quando si ha una frattura alla gamba.
Se noi risolviamo la frattura, il soggetto può buttare via la stampella.
La droga copre una struttura nevrotica, il soggetto può quindi padroneggiare la sua storia, le proprie “fratture interiore” e – seppur in modo parziale (questa una delle grazi lezioni di Freud) può farci i conti.


Il terzo modello teorico:
“due terapie è meglio di una”, ovvero “il diavolo e l’Acquasanta” (P. Jarre)

Al modello della personalizzazione si sovrappone nel tempo un altro. Quello dell’integrazione degli interventi.
Anche il modello centrato sulla personalizzazione mostra bene presto alcune lacune strutturali. Ad oggi lo stato attuale delle conoscenze ci spingono a considerare la dipendenza e la sua cura come processi complessi, di lunga durata che a volte richiedono interventi integrati sia sul piano farmacologico che su quello psicologico, educativo, sociale.
Questo modello si rivolge ad un’utenza differente a quella per le quali erano nate le comunità. Non si tratta più di giovani, ma spesso dei “reduci di guerra”, degli irriducibili di quelli che hanno alle spalle una carriera tossicomania lunghissima , di quelli che hanno svolto - ricadendo sempre nelle sostanze – comunità di vario tipo…..
Abbiamo capito cioè che la droga in questo caso è ciò che ancora il soggetto alla realtà. La droga cioè è ciò che consente al soggetto di vivere in qualche modo dei brandelli di realtà. Non c’è conflitto sotto che sia risolvibile. Restano all’esempio di prima non c’è frattura delle gambe. Qui non ci sono le gambe!!!! Se togliamo la stampella della droga. C’è un tonfo.
Tonfo che può non piacere a noi operatori ma tonfo che chiaramente piacce ancora meno a chi pesta la testa. In questo secondo caso la droga occulta una voragine. Bisogna stare molto attenti. Noi che tendiamo ad applicare il modello di cui sopra in questo caso corriamo il rischio di fare disastri. Detto in termini più precisi la tossicomania sta sopra ad una struttura francamente psicotica.
La possibilità di costruire e consolidare nel tempo la distanza dalla sostanza attraverso terapie sostitutive rappresenta per diverse persone la possibilità di emancipazione dalla dimensione di vita del tossicodipendente, se supportata da interventi che facilitino un percorso di cambiamento sul piano soggettivo, relazionale e di integrazione sociale
La “letteratura scientifica” sugli interventi integrati (farmacologici e psicosociali) e le prime esperienze nel mondo di comunità per pazienti in trattamento metadonico ci hanno suggerito l’opportunità di individualizzare gli strumenti necessari a ciascuno per raggiungere il proprio massimo livello di…
• …indipendenza possibile
Questo cambiamento in termini operativi vuole dire accogliere in comunità persone che proprio in relazione alla loro storia di dipendenza (lunga durata, grado elevato di craving) o per problemi psichiatrici associati, venivano “esclusi” da una progettualità terapeutica orientata al cambiamento, non essendo in grado di raggiungere e/o mantenere nel tempo i prerequisiti di astensione necessari per un percorso comunitario
à In termini clinici implica una “svolta copernicana”, una rappresentazione diversa dell’azione terapeutica, dei suoi obiettivi e dell’idea stessa del cambiamento possibile in una condizione di dipendenza.
L’ingresso di persone che assumo terapie sostitutive in comunità ha rappresentato una ferita narcisistica per l’operatore. Ferita narcisistica che si declinata da un lato come volontà di curare a tutti i costi, di “svezzare” il paziente dal metadone sempre e comunque, dall’altro a volte di fronte alle continue ricadute, subentrava la rassegnazione, all’idea di avere a che fare con soggetti cronici, con persone toccate da una “pecca morale” direbbe Tommaso d’Aquino, incancellabile.
E’ un campo ancora da costruire, poiché bisogna essere cauti, trovare un nuovo modo di intervenire tra il furor sanadi e la rassegnazione. È una cosa molto complessa che in l’educatore stenta ancora a trovare.


A questo punto vorrei mettere in evidenza una passaggio che la struttura nella quale lavoro sta cercando di metter in atto. E’ questo un processo ancora in itinere, che probabilmente proprio per la sua caratteristica peculiare è sempre in movimento in tensione.

Il nostro modello teorico
Il diavolo, l’acquasanta e…. “la peste”
All’interno di questo modello complesso si colloca l’ibridazione con la psicoanalisi di Freud, di Lacan.
Questo modello che pone al centro di tutto l’operato la persona accolta e che attorno a questa costruisce un modello di intervento… flessibile, globale, laico.
Portare la psicoanalisi in comunità non significa far sedere le persone sul lettino ma significa fornire agli operatori coinvolti un vettore che spinga a valorizzare la soggettività di ciascuno dei nostri ospiti.
Significa fornire agli educatori implicati nel processo di cura una direzione straordinaria della cura,
La psicoanalisi come Etica che ci “costringe” a mettere al centro di ogni nostro intervento il desiderio del soggetto accolto; il desiderio “l’essenza stessa dell’uomo” (Spinoza).

venerdì 20 agosto 2010

martedì 17 agosto 2010

uno spicchio di sole.....



Con l'estate, è iniziata l'installazione, da parte dell'Officina Meccanica di Rogeno, dei pannelli foto-voltaici all'interno della nostra Comunità terapeutico-riabilitativa. Si tratta di un investimento economico molto importante su cui la cooperativa ha deciso di scommettere la scorsa primavera e che ora prende corpo.
Per maggiori informazioni sull'energia prodotta dai pannelli fotovoltaici, clicca qui: pannelli fotovoltaici

martedì 29 giugno 2010

Relazione 2010 al parlamento sulle droghe

E' on-line sul sito www.dronet.org, la "Relazione annuale al Parlamento sull'uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia".
Per maggiori informazioni relazione

martedì 15 giugno 2010


Grazie a tutte le persone che sono venute a trovarci e a conoscerci nella tre giorni di Osnago a Manifesta, kermesse del sociale lecchese giunta ormai alla sua quattordicesima edizione.
Sono stati giorni di confronto che le alre realtà del privato sociale e momenti di scambio con rappresentanti delle istituzioni territoriali, oltre che un momento di vicinanza tra chi si è alternato al nostro stand.
Solitamente in questo blog, prediligiamo fare dei ringraziamenti generali ma questa volta ci sentiamo di ricordare particolarmente Mirella e Carolina di Valmadrera che hanno contribuito in modo decisivo all'allestimento del nostro bellissimo stand

CON IL VENTO IN POPPA!

Grazie alla disponibilità di un nostro socio e alla sensibilità del consorzio del Lario dei laghi minori, la cooperativa può disporre di una barca e di un attracco a Valmadrera.
Questa nuova opportunità ci darà la possibilità di svolgere un laboratorio di navigazione a vela per i nostri ospiti della cumunità terapeutica. Su Olimpia, la nostra barca, gli ospiti potranno vivere un'esperienza nuova e - sotto la supervisione di un nostro educatore esperto in vela - sperimentare un ulteriore ambito terapeutico.

ECO-COOPERATIVA: PRIMO PASSO

Con la firma del contratto per la posa di panneli foto-voltaici, si è concretizzato il primo passo sostanziale per la costruzione di una comunità ecologica.
Si tratta di un passo importante che impegna la cooperativa ad intraprendere una nuova strada.

venerdì 30 aprile 2010

APPUNTAMENTO A MANIFESTA

Cari amici, vi diamo appuntamento ad Osnago il 14, 15, 16 maggio a Manifesta.
Venite a trovarci sarà un'occasione per conoscere più da vicino i nostri servizi e le nostre idee e vivere una giornata di festa all'insegna del sociale.
Per maggiori informazioni su manifesta vai all'indirizzo: www.manifestavolontariato.it

Taglio del verde. Si parte

Finalmente il nostro Stefano ha potuto dare inizio al taglio del verde per il comune di Molteno. Dopo tempo finalmente si inizia questo lavoro.
Un grazie all'amministrazione comunale

mercoledì 21 aprile 2010

grazie a tutti

Volevo semplicemente ringraziare tutti gli ospiti, i collaboratori, i soci, i volontari, e gli amici che hanno contribuito alla risucita della festa per i nostri venti anni a Moleno.
E' stata una gioia e un'emozione particolare poter riverede e riabbracciare tante persone che hanno accompagnato questa nostra storia.
A breve un resoconto più dettagliato della festa e la pubblicazione delle foto.
un saluto
christian

martedì 13 aprile 2010

REGALACI UN RAGGIO DI SOLE



Destinando un tuo contributo alla cooperativa ci aiuterai a costruire una comunità ecologica.
Con il ricavato del 5 per mille, di libere donazione, lasciti, contribuirà a finanziare la messa in opera dei pannelli solari e foto-voltaici che ci consentiranno di diventare un’eco-comunità e di contribuire alla salvaguardia dell’ambiente e del territorio

“VOLTA LA CARTA”

sportello sostegno genitorialità e alla famiglia a Molteno


Prestazioni e servizi erogati
Informazione, orientamento e sostegno su modalità di accesso e fruizione dei servizi e delle risorse del territorio per la risoluzione dei bisogni informativi e delle problematiche familiari.
Lo Sportello Famiglia fornisce informazioni su servizi sociali, sanitari, legali, di orientamento al lavoro e su formazione, cultura e tempo libero, legislazione su questioni legate alla famiglia e molto altro. Ascolto e Consulenza psicologica per affrontare momenti di difficoltà nella vita familiare promovendo percorsi individuali di sostegno psicologico e attivando le risorse personali.
La consulenza psicologica è mirata alla definizione e risoluzione di problemi specifici (difficoltà relazionali genitori-figli ecc.), ad affrontare momenti di transizione e di scelta (maternità, affido e adozione ecc.) e momenti di crisi nella vita familiare (familiare disabile, separazione della coppia ecc.) Seminari di approfondimento con esperti del settore su vari argomenti che riguardano la vita familiare (relazioni genitori-figli, ricongiungimento familiare, momenti di transizione ecc.)
Interventi di prevenzione nelle scuole
Attività di sensibilizzazione e di orientamento per rispondere ai nuovi disagi della contemporaneità e ai fenomeni che sempre più frequentemente si riversano nel mondo scolastico.
Sostegno educativo
Interventi di sostegno scolastico (doposcuola, ecc.) o di accompagnamento in situazioni particolari (handicap, minori o adulti in stato disagio).



definitivo

festa per i 20 anni della comunità a Molteno

Domenica 18 aprile alle ore 14.00 presso la comunità Sorella Amelia di Molteno, via Aldo Moro 92
si svolgerà la festa "QUATTRO LUSTRI E NON SENTIRLI" in occasione dei venti anni di apertura della struttura a Molteno.


vieni a trovarci:
stand gastronomico, karaokee, mostra fotografica, vendita fiori e torte, lotteria, animazione, incontro pubblico.


fatti un nodo al fazzoletto,
ti aspettiamo