mercoledì 24 luglio 2013

I giochi d'azzardo per battere la crisi - Giornalettismo


I giochi d’azzardo per battere la crisi

di - 23/07/2013 - Poeti, santi e scommettitori. Anno dopo anno gli italiani si confermano leader mondiali di schedine e lotterie. E bruciano 70 milioni di giornate di lavoro. Mentre lo Stato porta a casa 8 miliardi di tasse. Tutti i numeri del fenomeno

I giochi d'azzardo per battere la crisi

Italia, popolo di santi, poeti e navigatori. Anzi no. Santi, poeti e scomettitori. Se dovesse essere rivista ed aggiornata ai nostri tempi la nota iscrizione al Palazzo della Civiltà del Lavoro, all’Eur, un chiaro riferimento ai giochi e alle lotterie potrebbe essere considerato per nulla bizzarro o fuori luogo. Lo suggerisce l’evidenza, perché in ogni angolo del Paese spuntano centri scommesse e sale da poker, ma anche e soprattutto gli studi e le statistiche che hanno analizzato la crescente propensione all’azzardo. I numeri, in poche parole, non lasciano adito a dubbi: popolo di scommettitori lo siamo davvero.

gioco d'azzardo lotto scommesse 2

MEZZA ITALIA SCOMMETTE – Da quanto emerge ad esempio da uno studio realizzato dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa, dal 2008 al 2011 è salito dal 42 al 47% il tasso di persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni che almeno una volta effettua una puntata o partecipa ad uno dei tanti giochi presenti sul mercato legale, come il lotto, il superenealotto, i gratta e vinci, le scommesse sportive, il poker online. Si tratta complessivamente di una vasta platea di 19 milioni di scommettitori dei quali ben 3 milioni sarebbero a rischio ludopatia (ben 35 milioni i giocatori complessivi secondo uno studo Eurispes del 2009). Tra loro soprattutto uomini, disoccupati e persone con un basso livello d’istruzione. Non si tratta di dettagli di poco conto. Il gioco viene spesso considerato come possibile scorciatoia per risolvere problemi economici e, in una fase di crisi, rischia di compromettere definitivamente la situazione finanziaria di migliaia di lavoratori in difficoltà. Ma non solo. C’è un problema sanitario. La ludopadia, così come definita dall’Istituto superiore di sanità, è una dipendenza senza sostanze che può trasformarsi in una vera e propria malattia sociale se non affrontata adeguatamente con mezzi di informazione e prevenzione.
700MILA LUDOPATICI – Le cifre in circolazione per quantificare le persone affette da questa patologia sono diverse. E si tratta in ogni caso di dati preoccupanti. Secondo lo studio del Cnr i dipendenti dal gioco italiani sono oltre 700mila (708mila), quasi il 2 percento della popolazione. Mentre un altro milione e 700mila rischierebbe di cadere nella trappola della malattia. Dal conteggio non sono esclusi gli adolescenti. Ancora l’Istituto di fisiologia ha rivelato come fosse alto il tasso di adolescenti (uno su dieci) che – nonostante i divieti – spendono mensilmente per i giochi tra i 30 e i 50 euro. Nel 2012 avrebbero effettuato puntate oltre 630mila under 18.
L’AFFARE DI STATO – L’affare è ghiotto per tanti concessionari. Anche per lo Stato. Il settore del gioco, in costante crescita, rappresenta il 4% del pil italiano, con un giro d’affari che si aggira intorno ai 90 miliardi di euro, con entrate per il Fisco mediamente pari ad oltre 8 miliardi. Nel 2012 la raccolta è stata pari ad 87,1 miliardi di euro (70 miliardi tornati ai giocatori come vincite), con un incremento di circa il 9% rispetto ai 79,9 miliardi del 2011. Le entrate per l’erario sono aumentate di circa il 265% nel periodo 2003-2012. Negli stessi anni le giocate hanno fatto registrare invece una crescita del 445%. Un conteggio a parte merita poi il mercato illegale, il cui fatturato nel 2011 è stato stimato intorno ai 10 miliardi di euro.
TERZA AZIENDA D’ITALIA – Per comprendere quanto il comparto dei giochi sia diventato rilevante nella nostra economia basta considerare che gli 8 miliardi che entrano nelle casse dello Stato sono pari all’ammontare di una piccola manovra finanziaria. Il settore delle scommesse e delle lotterie costituisce insomma la terza ‘impresa’ italiana, preceduta solo dai colossi di Stato Enel e Eni, ed è probabilmente una delle poche ‘aziende’ con un bilancio saldamente in attivo anche durante periodi di recessione. Potenzialmente siamo leader a livello mondiale. L’Italia è terzo paese al mondo per volume di gioco dopo Giappone e Regno Unito. Nel 2011 il mercato del nostro azzardo ha raccolto (al netto dei premi erogati) 18,4 miliardi di euro, il 4,4% del mercato mondiale e il 15% di quello europeo. Secondo un dossier dell’associazione Libera pubblicato lo scorso anno, la spesa media procapite italiana ammonta a circa 1.260 euro, neonati compresi. Dati ancor più preoccupanti sono stati forniti nel 2012 dall’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, che ha stimato la spesa media annua procapite in 1.703 euro. Uscite alle quali vanno aggiunti i costi economici legati al tempo speso per giocare e i costi sociali della sanità.
70 MILIONI DI GIORNI DI LAVORO BRUCIATI – Stando a quanto riferisce la Consulta nazionale delle fondazioni e associazioni antiusura, la dedizione ossessiva a slot machine, videopoker e gratta e vinci sottrae agli italiani circa 70 milioni di giornate lavorative, circa 490 milioni di ore. E dirotta almeno 20 miliardi di euro dall’economia reale, cancellando ben 115mila posti di lavoro. Lo Stato – che comunque incassa il bottino delle tasse – si ritrova quindi a pagare elevati costi indiretti. Stando a quanto riportato dal deputato Nicola Molteni in un’interrrogazione parlamentare indirizzata ai ministri dell’Economia e della Salute, il gioco d’azzardo contribuisce ad aumentare a dismisura i costi familiari e socio-sanitari poichè la ludopatia provoca alla collettività un danno calcolato tra i 5,5 e i 6,6 miliardi di euro. La Consulta stima stima in 2 miliardi il solo costo socio-sanitario per la cura dei ludopatici. Infine, il problema legalità e criminalità. L’indebitamento dei giocatori patologici favorisce l’usura e l’adescamento da parte della criminalità di giocatori malati.
LE SOLUZIONI – Come affrontare il fenomeno? La dipendenza dal gioco è una delle principali cause di suicidi e le soluzioni normative finora adottate sembrano troppo flebile. In realtà il decreto Balduzzi del 2012, convertito in legge, prevede anche misure per rendere più efficace e incisiva l’azione di contrasto alla ludopatia. Ma un’attuazione puntuale degli impegni assunti nella scorsa legislatura non è ancora arrivata. Alcune mozioni presentate in Parlamento nelle ultime settimane chiedono ai ministri di ridurre l’accesso al gioco dei minorenni, incrementare il numero delle campagne informative e di prevenzione, investire in opere di sensibilizzazione per scongiurare effetti negativi dovuti ad un approccio non responsabile alle puntate, e aggiornare infine – proprio come previsto dal decreto Balduzzi – i livelli essenziali di assistenza per la cura e la riabilitazione dei ludopatici. Basterà?


tratto da:  http://www.giornalettismo.com

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