martedì 23 luglio 2013

Ludopatia, Confindustria: "Serve un testo unico sul gioco" - Affaritaliani.it

Quattro miliardi di entrate per lo Stato. Un volume d'affari più che raddoppiato nel giro di cinque anni. Ma anche tante persone che ne sono diventate malate. Il settore del gioco in Italia è uno dei pochi che non conosce crisi. E tiene banco la questione ludopatia: "Svago e divertimento non dovrebbero mai diventare malattia o dipendenza", afferma Massimo Passamonti, presidente di Confindustria Sistema Gioco, inrervistato da Affaritaliani.it: "Il tema del contrasto è di pertinenza dello Stato ma noi siamo in prima linea. Auspichiamo la formulazione di un testo unico che riordini il settore". Su mafia e illegalità: "Abbiamo fatto emergere un sistema fino ad allora clandestino garantendo incassi legali e autorizzati. Il gioco per gli italiani dovrebbe essere solo un momento ludico".
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Si sentono sempre più spesso storie di cronaca di persone rovinate dal gioco. Il gioco è una malattia o è solo un fattore contingente?
Il gioco, in quanto tale, è svago e divertimento, non dovrebbe mai diventare malattia, tantomeno dipendenza. Gli operatori del gioco legale, riuniti in Confindustria-Sistema Gioco Italia (SGI), non intendono sottovalutare il tema, che resta però di competenza degli specialisti, e da tempo si stanno impegnando per supportare con proposte e azioni concrete il legislatore. Va però anche detto che sull’argomento dipendenze da gioco oggi circolano numeri e cifre che non hanno alcun fondamento scientifico: attendiamo quindi lo studio condotto con il contributo scientifico del Dipartimento contro le dipendenze della presidenza del Consiglio che rappresenterà la prima analisi corretta e approfondita del fenomeno. Le valutazioni e le azioni partiranno da lì.

Sistema Gioco Italia come pensa di contrastare la ludopatia?

Fermo restando che il tema del contrasto resta di pertinenza dello Stato, così come per tutto quanto concerne la sfera della salute, vorrei ricordare come proprio noi di Confindustria-Sistema Gioco Italia, prima ancora dei provvedimenti del decreto Balduzzi, ci siamo imposti regole vincolanti su modalità e contenuti della pubblicità, oltre ad aver attivato servizi a supporto dei giocatori problematici e dei loro familiari. E’ un aspetto che ci sta particolarmente a cuore non solo come imprenditori, ma anche come soggetti socialmente responsabili. Pochi giorni fa, inoltre, gli operatori di Sistema Gioco Italia hanno presentato alle Autorità una proposta di revisione della distribuzione e della quantità dell’offerta di gioco in Italia.
LUDOPATIA, LE MISURE DI SISAL
Quali sono le iniziative di Sisal per combattere la ludopatia? Lo ha recentemente spiegato il presidente di Sisal, Augusto Fantozzi, in occasione della presentazione del bilancio sociale 2012. "Noi abbiamo sicuramente delle iniziative concrete, delle regole, abbiamo uno sportello, un telefono di sostegno, di attenzione che risolva e che ascolti coloro che hanno questi problemi e soprattutto siamo disponibili anche a sostenere economicamente la lotta alla ludopatia. Naturalmente è un problema generale, come tutte le malattie, a cui deve provvedere lo Stato, noi facciamo sicuramente e ampiamente la nostra parte, lo Stato deve fare la sua".  
Sisal è l'azienda che nel nostro Paese ha dato vita al mercato moderno dei giochi a pronostico con il lancio nel 1946 della "schedina Sisal", poi divenuta Totocalcio. Da oltre 65 anni gestisce i giochi pubblici affidati in concessione allo Stato. Tra il 2007 e il 2012 ha visto aumentare più del doppio il proprio volume di affari, passato da 5 milioni e 851 mila a 13 milioni e 781 mila euro. Il numero dei dipendenti è raddoppiato: dai 775 del 2007 ai 1575 del 2012. 
Nel 2012 lo Stato, trattenendo sulla spesa finale al netto delle vincite restituite il 47,3% ("una tassazione seconda solo al comparto delle accise sulla benzina", dicono ai Monopoli) nel 2012 ha incassato in totale 8 miliardi e 100 milioni di euro.
Pensa che la politica stia facendo o abbia fatto abbastanza per contrastare la ludopatia?
Il nuovo governo ha dato segnali di interesse e volontà di affrontare concretamente il complesso mondo del gaming. Auspichiamo si arrivi alla formulazione di un testo unico che, alla stregua di altri comparti di business, riordini e metta a sistema le diverse normative del settore che si sono stratificate nel corso degli anni spesso con sovrapposizioni che ne rendono difficile l'applicazione. Puntiamo ad arrivare a soluzioni concrete che salvaguardino i consumatori insieme al presidio dell'offerta di gioco legale e delle entrate erariali.

Il rischio derivante da illegalità e compulsività del gioco viene comunicato in maniera adeguata?

Uno dei problemi che hanno gli operatori sta nel riuscire a farsi percepire come “legali ed autorizzati” e di conseguenza “sicuri”. Purtroppo si tende a fare di tutt’un’erba un fascio. E’ bene ricordare come gli operatori autorizzati dallo Stato siano l’unica garanzia per un’offerta di gioco trasparente e controllata, con norme stringenti a tutela dei minori e delle fasce sociali più deboli. Solo attraverso gli operatori “concessionari” viene promossa una comunicazione all’utente rispettosa delle norme previste dal legislatore con garanzia di responsabilità. Illegalità e mancanza di attenzione al consumatore rappresentano un binomio inscindibile. Si può certamente fare ancora molto per migliorare, ma è bene dire anche che molto è stato fatto e si sta facendo.

Che cosa rappresenta il gioco per gli italiani? Una speranza, una scommessa, un'illusione?

Il gioco fa parte della cultura italiana e certamente alcuni giochi sono ormai radicati nelle tradizioni popolari, il lotto sicuramente è tra questi. Il gioco rappresenta un momento di libertà che come tale deve restare nei canoni della responsabilità e della consapevolezza delle persone. Vorremmo che rappresentasse il momento ludico degli italiani, un contesto epurato dagli operatori illegali e quindi pienamente sicuro e controllato.

La mafia investe anche sul gioco. Come si può contrastare questo fenomeno?

Vorrei ricordare un dato: nel 2002, secondo fonti della commissione finanze del Senato e della Guardia di Finanza, erano stimati in Italia circa 800 mila apparecchi "videopoker"clandestini (che come tali oggi non esistono più) con un fatturato di venti miliardi. Un giro di affari interamente gestito dalle varie mafie. Oggi ci sono sul nostro territorio circa 400 mila apparecchi da intrattenimento (le cosiddette slot machines), controllate e collegate in rete che generano circa 4 miliardi di entrate per lo Stato. Rivendichiamo con orgoglio come dal 2004 a oggi anche attraverso il nostro operato è stato possibile far emergere un settore fino ad allora clandestino, illegale e in larga parte in mano alla criminalità. Come operatori siamo consapevoli che non bisogna fermarsi. Attraverso il continuo lavoro in collaborazione con Agenzie Dogane e Monopoli oltre che con le forze dell’ordine è possibile continuare l’opera di contrasto del gioco clandestino. Noi saremo sempre in prima linea.

Esiste un gioco "buono" e uno "cattivo"?

Come in tutte le cose anche nel gioco il tema principe è la misura a cui però si deve accompagnare il controllo di qualità e l’origine delle “materie prime”. Recentemente nelle Marche hanno smantellato un sistema di bische clandestine, e l’azione delle Forze dell’Ordine è fondamentale per garantire la legalità, ma ogni giorno assistiamo purtroppo alla "comparsa" di centri di scommesse non autorizzati nei quali sono accettate puntate sottratte al monitoraggio istituzionale, rischiando anche di alterare il corso degli eventi sportivi. Questo non sarà mai "gioco buono", perché in esso manca qualsiasi principio di controllo, tutela dell'utenza e di salvaguardia degli interessi pubblici.



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